Vidi subito, nel viso della madre, che sapeva tutto direttamente da suo figlio. Pallidissima, i suoi lineamenti mostravano tracce d’una commozione che la sola mia lettera, coi dubbi che le sarebbero stati certamente suggeriti dalla sua tenerezza, non avrebbe potuto con tutta probabilità creare. In quel momento mi parve più che mai rassomigliante al figlio; e compresi, più che vedere, che al mio compagno quella rassomiglianza non era sfuggita.
Ella stava ritta sulla sedia, immobile, impassibile, come se nulla potesse turbarla. Diede uno sguardo severo al pescatore Peggotty, quando le fu dinanzi; ed egli la guardò con la stessa severità. Gli occhi penetranti della signorina Dartle frugavano nello stesso tempo in noi tutti. Per qualche momento non fu pronunziata una parola. Ella fece cenno al pescatore Peggotty di sedersi. Egli disse sottovoce: «Non mi parrebbe naturale, signora, di sedermi in questa casa. Preferisco rimanere in piedi». E seguì un altro silenzio, ch’ella ruppe dicendo:
– Ho appreso, potete figurarvi con quanto rammarico, la ragione che vi ha condotto qui. Che volete da me? Che chiedete che io faccia?
Egli si mise il cappello sotto l’ascella, e tastandosi in petto per cercar la lettera dell’Emilia, la trasse, la spiegò e gliela porse.
– Per piacere, leggete, signora. È di mano di mia nipote.
Ella la lesse, con la stessa aria impassibile e grave – non commossa minimamente dal suo contenuto, come potei vedere – e gliela restituì.
«A meno che non mi riconduca sua moglie» – disse il pescatore Peggotty, mostrando quel passo con l’indice.
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