Ho un socio... il signor Jorkins.
Siccome disse queste parole con una dolce melanconia, che equivaleva quasi all’averci servito gratis, lo ringraziai in nome di Peggotty e pagai Tiffey in biglietti di banca. Peggotty allora ci lasciò per andare a casa, e il signor Spenlow e io ci recammo in Corte, per trattare una causa di divorzio in grazia d’una piccola legge ingegnosa (abolita poi, ma in virtù della quale ho visto annullare parecchi matrimoni) che statuiva come appresso. Il marito, che si chiamava Tommaso Beniamino, aveva preso la licenza di matrimonio col solo nome di Tommaso, sopprimendo quello di Beniamino per il caso che non dovesse ritenersi soddisfatto, contro le sue speranze. Ora non ritenendosi, contro le sue speranze, soddisfatto, o sentendosi un po’ stanco della moglie, poverino, egli si presentava, dopo essere stato coniugato un anno o due, in persona d’un amico e dichiarava di chiamarsi Tommaso Beniamino, e perciò di non essere ammogliato. La qual cosa, con sua grande soddisfazione, veniva confermata dalla Corte.
Debbo dire che io ebbi qualche dubbio sulla perfetta giustizia di questa procedura, e che il moggio di frumento che sanava tutte le anomalie, secondo il signor Spenlow, non riuscì affatto a dissiparlo.
Ma il signor Spenlow discusse la questione con me. Egli disse:
– Vedete il mondo: ha del bene e del male. Vedete la legge ecclesiastica: ha del bene e del male. Tutto fa parte d’un sistema. Benissimo. Ecco quanto!
Non ebbi il coraggio di osservare al padre di Dora che si sarebbe potuto probabilmente migliorare anche un pochino il mondo se tutti ci fossimo levati presto la mattina, e ci fossimo applicati lietamente al lavoro; ma confessai che credevo che si sarebbe potuto apportare qualche riforma nel Commons.
| |
Jorkins Peggotty Tiffey Spenlow Corte Tommaso Beniamino Tommaso Beniamino Tommaso Beniamino Corte Spenlow Spenlow Dora Commons
|