Non vi pare una fortuna?
Tutto ciò che piaceva a lei, le dissi, piaceva a me certamente. La signorina Mills sorrideva con un’aria di saggezza e di benevolo compatimento.
– È la persona più antipatica che io abbia mai vista – disse Dora. – Non potete immaginare quanto sia brontolona e seccante.
– Me l’immagino, cara – disse Giulia.
– Forse sì, tu te lo immagini, cara – rispose Dora, prendendo la mano di Giulia. – Scusami di non aver fatto subito un’eccezione per te.
Appresi da questo, che la signorina Mills aveva sofferto le sue prove nel corso d’una varia esistenza; e che a quelle forse dovevo attribuire quella saggia benignità di maniere già in lei osservata. E vidi, durante la giornata, che era proprio così: la signorina Mills era stata sfortunata nel collocamento del suo affetto, e si doveva intendere che s’era ritirata dal mondo con quel tremendo capitale d’esperienza, ma pur prendendo moderatamente a cuore le speranze e gli amori non ancora delusi dei cuori giovanili.
Ma ecco il signor Spenlow uscire dalla casa, e Dora corrergli incontro dicendo: «Guarda, papà, che bei fiori!» e la signorina Mills sorridere pensosa, come a dire: «Sì, farfalle di maggio, godete la vostra breve esistenza nel lucente mattino della vita!» e tutti andare dal prato verso la vettura, che si stava attaccando.
Non farò mai una passeggiata simile; non ne avevo fatto mai un’altra simile. Nella vettura vi erano soltanto essi tre, il mio paniere, il loro paniere e la custodia della chitarra; e, naturalmente, la vettura era scoperta, e io seguivo la vettura a cavallo; e Dora, che voltava le spalle ai cavalli, volgeva a me il viso.
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