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      Teneva il mio mazzolino sul cuscino accanto a lei, e non permise a Jip di sedersi da quel lato, per tema che glielo schiacciasse. Spesso lo prendeva in mano, spesso si deliziava della sua fragranza. I nostri occhi allora s’incontravano; e mi domando ancora come mai non saltassi di sulla testa del mio corsiero grigio nella vettura.
      V’era della polvere, credo. V’era molta polvere, credo. Ho una vaga impressione che il signor Spenlow mi consigliasse di non cavalcare avvolto nella polvere sollevata dalla vettura; ma i non m’accorgevo di nulla. Vedevo soltanto una nube d’amore e di bellezza avvolgere Dora, e null’altro. Egli si levava a volte per chiedermi che impressione mi facesse il paesaggio. Rispondevo che era delizioso, ed era vero; ma non vedevo che Dora. Il sole era fulgido di Dora, e gli uccelli cantavano Dora. E il vento del mezzogiorno portava sulle sue ali Dora, e i fiori selvaggi delle siepi erano tutti Dora fino all’ultimo bottoncino. Il mio conforto era che la signorina Mills mi capiva. Solo la signorina Mills poteva entrare perfettamente nei miei sentimenti.
      Non so quanto tempo ci mettessimo ad arrivare, e neppur ora so dove fossimo andati. Forse eravamo nei pressi di Guilford. Forse qualche genio delle «Mille e una Notte» ci aveva aperto quel luogo per quel giorno e lo richiuse per sempre dopo che ce ne fummo andati. Era una prateria verde in collina, tutta tappezzata di erba tenerella. V’erano alberi ombrosi, una brughiera, e, fin dove giungeva lo sguardo, un ricco paesaggio.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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