– Certo, anch’io direi così, zia.
– E allora perché non lo pensi? – disse mia zia.
– Perché voi e io siamo diversi – risposi.
– Sei uno sciocco, Trot! – rispose mia zia. Mia zia continuò con un piacere calmo, nel quale non c’era molta affettazione, se pure ve n’era, a bere col cucchiaio, e a inzuppare i crostini.
– Trot – ella disse – in generale non mi piacciono le facce nuove, ma la tua Barkis non mi dispiace, sai?
– Ho più piacere di sentirvi dir così, che d’avere un centinaio di sterline! – dissi.
– È un mondo veramente straordinario – osservò mia zia, stropicciandosi il naso. – Non arrivo a spiegarmi dove quella donna sia andata a cercarsi quel nome. Credo che sarebbe molto più facile nascere una Jackson, o qualche cosa di simile.
– Forse anche lei è del vostro parere, zia; ma non è colpa sua – dissi.
– Credo di no – rispose mia zia, ammettendolo molto mal volentieri; – ma è un grave difetto. Però, adesso è Barkis, ed è una consolazione. Barkis ti vuol molto bene, Trot.
– Non v’è nulla ch’ella non farebbe per dimostrarmelo – dissi.
– È vero, lo credo – rispose mia zia. – Non sai che quella povera sciocca m’ha pregato e scongiurato d’accettare un po’ del suo denaro, perché dice che ne ha troppo... Stupida!
Mia zia piangeva lagrime di consolazione, e quasi le gocciolavano nella birra calda.
– È la più ridicola creatura che io mi sia mai incontrata – disse mia zia. – M’accorsi subito, nel primo istante che la vidi con quella cara piccina di tua madre, che era la persona più ridicola del mondo.
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Trot Barkis Jackson Barkis Trot
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