Pagina (730/1261)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Rimandai il cocchiere, ed ella infilò il braccio nel mio e ci avviammo insieme. Ella era per me come la speranza impersonata. Come mi sentii diverso, dopo qualche minuto, con Agnese al fianco!
      Mia zia le aveva scritto uno dei suoi strani precipitosi biglietti – poco più lunghi d’un biglietto di banca – ai quali di solito si limitavano i suoi sforzi epistolari. Ella le aveva narrato che aveva avuto delle disgrazie, e che lasciava definitivamente Dover, ma che vi s’era rassegnata e stava così bene che era inutile preoccuparsi per lei. Agnese era venuta a Londra a visitare mia zia, con la quale da anni aveva rapporti di mutua simpatia: da quando, cioè, io m’ero stabilito in casa del signor Wickfield. Non era sola, mi disse. Suo padre era con lei... e Uriah Heep.
      – E ora essi sono soci – dissi. – Che il Cielo lo maledica.
      – Sì – disse Agnese. – Essi hanno da fare qui; e ho approfittato della loro venuta per unirmi con loro. E non pensate che la mia gita sia assolutamente amichevole e disinteressata, Trotwood, perché, temo di avere dei pregiudizi in giusti... ma non mi piace di lasciar papà solo con lui.
      – Esercita egli sempre la stessa influenza sul signor Wickfield, Agnese?
      Agnese scosse il capo.
      – Casa mia è cambiata tanto – ella disse – che a malapena la riconoscereste come l’antica e cara casa nostra. Essi ora abitano con noi.
      – Chi essi? – domandai.
      – Il signor Heep e sua madre. Egli dorme nella camera vostra – disse Agnese.
      – Vorrei il potere di provvedergli io i sogni – dissi: – non vi dormirebbe a lungo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Agnese Dover Londra Wickfield Uriah Heep Cielo Agnese Trotwood Wickfield Agnese Heep Agnese