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      – Ho riserbata per me la mia stanzetta, quella dove solevo studiare – disse Agnese. – Come vola il tempo! Ricordate? La stanzetta rivestita di legno che s’apre nel salotto?
      – Ricordate, Agnese? Quando vi vidi apparire la prima volta alla porta, con quel singolare panierino di chiavi al fianco?
      – Precisamente – disse Agnese, sorridendo. – Sono contenta che ve ne ricordiate con tanto piacere. Come eravamo felici allora!
      – Veramente! – dissi.
      – Tengo quella stanzetta per me, ma non posso lasciar sempre sola la signora Heep, sapete? E così – disse tranquillamente Agnese – mi vedo costretta a sopportare la sua compagnia, quando potrei preferire d’essere sola. Ma non ho altra ragione di lagnarmi di lei. Se a volte mi annoia con le continue lodi di suo figlio, penso che è naturale in una madre. È un buon figlio.
      Guardai Agnese, mentre mi diceva quelle parole, e non scopersi in lei alcuna consapevolezza dei disegni di Uriah. I suoi miti ma gravi occhi sostennero i miei con la loro bella sincerità, e nel suo viso non scorsi alcun mutamento.
      – Il peggior male della loro presenza in casa, – disse Agnese – è che non posso star con papà tutto il tempo che vorrei... Uriah Heep ci è sempre fra i piedi. Io non posso accudirlo, se non è una frase troppo ardita, con quella diligenza che vorrei. Ma se si usa contro di lui qualche frode o qualche tradimento, spero che l’amore sincero e la verità alla fine trionferanno. Credo che l’amore sincero e la verità alla fine trionfino, nel mondo, di qualunque male e di qualunque disgrazia.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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