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      Il sorriso luminoso, che non ho mai visto su altri volti, scomparve allora dal suo, mentre pensavo come fosse dolce e come mi fosse stato familiare in passato; ed ella mi domandò, con un rapido mutamento d’espressione (eravamo già presso alla via di casa), se sapessi le ragioni che avevano determinato il rovescio finanziario di mia zia. Alla mia risposta di no, ch’ella non mi aveva detto ancora nulla, Agnese si fece pensosa, e a me parve di sentirle tremare il braccio nel mio.
      Trovammo mia zia sola, alquanto eccitata. Fra lei e la signora Crupp era scoppiato un dissenso per una questione astratta: se fosse decoroso per il sesso gentile abitare nell’appartamentino di uno scapolo; e mia zia, assolutamente indifferente agli scrupoli della signora Crupp, aveva troncato in modo brusco la disputa informandola che ella puzzava della mia acquavite, e pregandola d’uscire immediatamente. La signora Crupp, considerando ingiuriose queste espressioni, aveva formulato il proposito di ricorrere al «Giudizio inglese» – intendendo, senza dubbio, il baluardo delle nostre libertà nazionali.
      Però mia zia, mentre Peggotty era uscita per mostrare al signor Dick i soldati della Guardia a cavallo, aveva avuto il tempo di calmarsi, e, gloriandosi più che altro dell’incidente, ci ricevé, assai lieta di rivedere Agnese, di molto buon umore. Dopo che Agnese ebbe deposto il suo cappellino sul tavolo, e si fu seduta accanto a lei, non potei non pensare, guardando i suoi miti occhi e la sua fronte radiosa, che mi sembrava più che naturale averla lì in casa mia; che mia zia, benché la sapesse così giovine e inesperta, confidava sinceramente in lei; che ella era veramente forte, nel suo sincero amore e nella sua verità.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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