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      Mia zia le prese una mano nella sua, e si mise a ridere.
      – Se è tutta qui la storia? – ripeté mia zia. – Sì, tutta, tranne che manca: «E dopo visse sempre felice». Forse un giorno si potrà aggiungere anche questo. Ora, Agnese, tu hai la testa a posto. Anche tu, Trot, in certe cose, se non in tutte, mi dispiace di dirlo; – e qui mia zia mi fece dei cenni di testa con l’energia che le era propria. – Che c’è da fare? Il villino potrà rendere in media una settantina di sterline all’anno. Credo che si possa sicuramente contare su tanto. Bene. È tutto quello che ci rimane – disse mia zia; la quale aveva il difetto di certi cavalli, che si fermano improvvisamente nel momento che sembra siano disposti a trottare per un bel pezzo.
      – Inoltre – disse mia zia, dopo qualche istante di silenzio – c’è Dick. Egli ha un centinaio di sterline all’anno, che naturalmente sono destinate alle sue spese personali. Io lo manderei via, benché sappia d’essere io la sola persona che gli voglia bene, piuttosto che tenerlo e non spendere tutto il suo denaro per lui. Come faremo Trot e io per campare con quel pochissimo che ci rimane, Agnese?
      Io dico, zia – interruppi – che debbo fare qualche cosa.
      – Farti soldato, forse? – rispose mia zia, impensierita. – O marinaio? Non voglio sentir nulla di simile. Tu devi essere procuratore. Se non ti dispiace, non voglio in casa mia delle teste rotte, caro.
      Mi accingevo a spiegarle che non desideravo d’introdurre in famiglia quella maniera di campare di rendita, allorché Agnese mi domandò quando scadeva la pigione del mio appartamentino.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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