Quando si fu quasi da presso all’ultima distribuzione del ponce, mi volsi a Traddles e gli rammentai che non dovevamo separarci dai nostri amici senza augurar loro salute, felicità e successo nella nuova carriera. Pregai il signor Micawber di riempire i bicchieri e brindai alla sua salute nella debita forma; gli strinsi la mano a traverso la tavola, e baciai la signora Micawber per commemorare quella circostanza piena di eventi. Traddles mi imitò nel primo atto, ma non si giudicò abbastanza intimo per avventurarsi al secondo.
– Mio caro Copperfield – disse il signor Micawber, levandosi con un pollice in ciascuna tasca della sottoveste – compagno della mia giovinezza, se mi è lecita questa espressione, e voi, stimato amico Traddles, se mi è lecito chiamarvi così, permettetemi, in nome mio, in nome della signora Micawber, e in nome della mia prole, di ringraziarvi calorosamente e con la massima effusione dei vostri auguri sinceri. Si può ragionevolmente attendere che nell’ora estrema della nostra emigrazione, che ci apre un’esistenza assolutamente nuova – il signor Micawber parlava come se dovesse andare cinquemila miglia lontano – io debba pronunziare qualche parola d’addio a due amici come quelli che mi sono dinanzi. Ma tutto ciò che ho da dire su questo, l’ho già detto. Quale che possa essere il grado sociale che forse raggiungerò, per mezzo della dotta professione della quale indegnamente son sul punto di divenire cultore, mi sforzerò di non esserne immeritevole e di fare onore alla signora Micawber.
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