Queste vigorose misure riempirono di tanto terrore il petto della signora Crupp, ch’ella se ne rimaneva annidata in cucina con l’impressione che mia zia fosse matta. Mia zia, che era perfettamente indifferente all’opinione della signora Crupp e di chiunque altro, favorì e incoraggiò in qualche modo quell’idea; e la signora Crupp, di già tanto ardita, diventò in pochi giorni così timida, che, per non incontrare mia zia sulle scale, cercava di nascondere dietro le porte la sua massiccia persona – lasciando visibile, però, un vasto margine della gonna di cotone – o di contrarla in qualche cantuccio. Questo dava a mia zia tale e tanta soddisfazione, che credo ella si divertisse, il cappellino messo di traverso sul sommo della testa, a scendere e salire per le scale tutte le volte che sperava d’incontrarvi la signora Crupp.
Mia zia, che era molto ordinata e ingegnosa, introdusse tanti miglioramenti nelle nostre disposizioni domestiche, che a me parve d’esser diventato non più povero, ma più ricco invece. Fra l’altro, convertì la cucinetta in uno spogliatoio per me; e comprò, sempre per me, certa lettiera che durante il giorno rassomigliava, per quanto può permetterselo una lettiera, a una libreria. Io ero oggetto della sua costante sollecitudine; e la mia povera madre stessa non avrebbe potuto volermi più bene o cercar con più cura di farmi felice.
Peggotty s’era considerata veramente onorata della concessione di partecipare a queste fatiche, e, benché conservasse ancora, riguardo a mia zia, il suo antico senso di timore, aveva ricevuto da lei tanti segni di incoraggiamento e di fiducia, che esse erano diventate le migliori amiche del mondo.
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