– Se tu vorrai pensare qualche volta a questo, e occuparti di tanto in tanto delle faccende domestiche del tuo papà, sforzandoti di abituarti un poco... ai conti, per esempio.
La povera piccola Dora accolse questo consiglio con qualche cosa che era un singhiozzo o un grido.
– ... Dopo ci sarebbe utilissimo – continuai.
– E se tu mi promettessi di leggere un po’... un po’ il Libro di cucina che io ti manderei, sarebbe eccellente per tutti e due. Perché la nostra via nella vita, mia cara Dora – dissi, infervorandomi del soggetto – è piena ora di sassi e di triboli, e toccherà a noi spianarla. Noi dobbiamo lottare per andare innanzi. Noi dobbiamo lottare valorosamente. Vi sono ostacoli da affrontare, e li affronteremo, e li supereremo!
Continuavo sempre con maggior calore, col pugno chiuso e il volto pieno di entusiasmo; ma era inutile andare innanzi. Avevo detto abbastanza. Il bel risultato che avevo ottenuto! Oh, lei aveva tanta paura! Oh, dov’era Giulia Mills? O perché non la conducevo da Giulia Mills, e perché non me n’andavo via, per favore? Di guisa che, in breve, ero assolutamente fuori di me, e dicevo delle cose pazze aggirandomi per il salotto.
Quasi mi parve d’averla ammazzata. Le spruzzai dell’acqua in viso. M’inginocchiai, mi mise le mani nei capelli, mi chiamai bruto spietato e crudelissima bestia. Le implorai di perdonarmi. La supplicai di levar su gli occhi. Sconvolsi la cassetta da lavoro della signorina Mills in cerca d’una boccettina d’odore, e nel mio disperato scompiglio mentale m’aggrappai a un agoraio d’avorio e lo vuotai sul volto di Dora.
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