Non dimenticherò mai come il famoso oratore fosse già assai lontano prima di farmi cominciare, e lasciasse la mia povera penna a tremolare intorno alla carta come se avesse avuto le convulsioni.
Così non andava, era chiaro. Io avevo mirato troppo alto, e a quel passo non sarei arrivato mai. Ricorsi a Traddles perché mi consigliasse, ed egli pensò di dettarmi dei discorsi al passo e con fermatine di tanto in tanto adatte alla mia debolezza. Veramente grato per questo amichevole aiuto, accettai la proposta, e sera per sera, quasi tutte le sere, ebbi per lungo tempo una specie di Parlamento privato in Buckingham Street, dopo che io tornavo a casa dall’aver lavorato col dottore.
Mi piacerebbe di vedere un Parlamento simile in qualche altra parte! Mia zia e il signor Dick rappresentavano il Governo e l’Opposizione (secondo i casi), e Traddles con l’aiuto dell’Oratore di Enfield o d’un volume di discussioni parlamentari tonava meravigliose invettive contro di loro. Ritto accanto al tavolino, col dito nella pagina per non perdere la riga, e facendo dei gesti con la destra, Traddles, come Pitt, come Fox, Sheridan, Burke, Lord Castlereagh, il visconte Sidmouth e Canning, si accendeva delle più violente collere, e pronunciava le più ardenti denunce contro la dissipazione e la corruzione di mia zia e del signor Dick; mentre io, a qualche distanza, con un taccuino sulle ginocchia, m’affannavo a seguirlo con tutta la mia forza e tutto il mio potere. L’inconsistenza e la volubilità di Traddles non potevano esser superate da nessun vero uomo di Stato.
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