– Voi vi siete comportato malissimo, signore – disse il signor Spenlow, passeggiando su e giù sul tappeto, e gesticolando con tutto il corpo, invece di muovere soltanto la testa, data la rigidezza della sua cravatta e della sua spina dorsale. – Voi avete commesso un’azione sconveniente e riprovevole. Quando io conduco un gentiluomo in casa mia, abbia egli diciannove, ventinove o novantanove anni, ve lo conduco in tutta buona fede. Se egli abusa della mia fiducia, commette un’azione disonorevole, signor Copperfield.
– Lo comprendo, signore, vi assicuro – risposi. – Ma non ci ho pensato neppur per un momento. Io voglio tanto bene alla signorina Spenlow...
– Sciocchezze! – disse il signor Spenlow, diventando rosso. – Vi prego di non venirmi a dire in faccia che voi volete bene a mia figlia, signor Copperfield.
– Potrei difendere la mia condotta, se non le volessi bene, signore? – risposi con grande umiltà.
– Potete difendere la vostra condotta se le volete bene, signore? – disse il signor Spenlow, arrestandosi improvvisamente sul tappeto. – Avete considerato i vostri anni, e gli anni di mia figlia, signor Copperfield? Avete considerato ciò che significa distruggere la fiducia che deve sussistere fra me e mia figlia? Avete considerato la posizione sociale di mia figlia, le speranze che io posso vagheggiare per il suo avvenire, le intenzioni che ho per lei sul conto del mio patrimonio? Avete considerato nulla di tutto questo, signor Copperfield?
– Forse molto poco, signore – risposi, parlandogli umiliato e addolorato; – ma vi prego di credere che io ho considerato la mia condizione sociale.
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