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      Nel retrocucina farneticai come un pazzo. Vi ero andato, credo, per rendermi ridicolo, e son perfettamente sicuro che vi riuscii. La signorina Mills aveva ricevuto un frettoloso biglietto di Dora, che le narrava che tutto era scoperto, e invocava: «Oh ti prego, vieni da me, Giulia, vieni, vieni!» Ma la signorina Mills, sospettando che la sua presenza non sarebbe stata gradita alle autorità superiori, non s’era ancora mossa; e noi eravamo tutti e tre circondati dalle arene del deserto di Sahara.
      La signorina Mills aveva un meraviglioso serbatoio di parole, e godeva a farlo fluire. Io non potevo non sospettare, benché mischiasse le sue lagrime con le mie, ch’ella provasse un gran piacere delle nostre afflizioni. Le vezzeggiava, se posso dir così, per trame il maggior profitto. Un profondo abisso, ella osservava, s’era aperto fra me e Dora, e solo l’amore poteva valicarlo col suo arcobaleno. Il destino dell’amore era di soffrire in questo mondo crudele; era stato sempre così. Non importava, notò la signorina Mills. I cuori avvolti nelle ragnatele, se ne sarebbero liberati finalmente, e allora l’amore si sarebbe vendicato.
      Questo era scarsamente consolante; ma la signorina Mills, che non soleva incoraggiare fallaci speranze, mi rese più infelice di quel che non fossi, e sentii (e glielo dissi con la più profonda gratitudine) che davvero ella era un’amica. Decidemmo che sarebbe andata da Dora la mattina appresso, e che avrebbe trovato qualche mezzo di assicurarle, o con sguardi o con parole, della mia devozione e della mia infelicità. Ci separammo, oppressi dalla tristezza; e pensai che la signorina Mills si considerasse completamente soddisfatta.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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