A poco a poco risultò che egli, gareggiando nello sfoggio e nel lusso con tutti gli altri procuratori del Commons, aveva speso più di quanto guadagnava, che non era molto, e aveva ridotto il suo patrimonio privato, se era mai stato considerevole (il che era assai dubbio) addirittura a una inezia. Vi fu una vendita di mobili e si subaffittò la casa di Norwood; e Tiffey mi disse, non sospettando affatto come la cosa mi stesse a cuore, che lui, pagando tutti i debiti del defunto e deducendone la sua parte dei crediti della ditta non ancora riscossi, non avrebbe dato neanche un migliaio di sterline per tutto il resto.
Questo avveniva al termine di circa sei settimane. Nel frattempo avevo sofferto delle vere torture, pensando di mettermi violentemente le mani addosso, quando la signorina Mills mi riferiva che la mia piccola straziata Dora non diceva altro, quando io le ero nominato, che: «Oh, il mio povero papà! Oh, il mio caro papà!». Inoltre, che ella non aveva altri parenti che due zie, sorelle zitelle del signor Spenlow, le quali abitavano a Putney, e da molti anni non avevano avuto col fratello che dei rarissimi rapporti. Non che fossero mai state in guerra con lui (m’informò la signorina Mills); ma invitate, in occasione del battesimo di Dora, a partecipare al tè, mentre credevano d’avere il diritto d’assistere al pranzo, avevano scritto esprimendo la opinione che «il meglio per la pace di tutti» sarebbe stato per loro non muoversi di casa. Da allora esse se n’erano andate per la loro strada, e il loro fratello per la propria.
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