Quelle due donne emersero in quei giorni dal loro ritiro, e proposero a Dora di condurla con esse a Putney. Dora, afferrandosi ad entrambe e piangendo, esclamò: «Oh sì, zie! Per carità conducetemi a Putney con Giulia Mills e Jip!». Così se ne andarono, subito dopo il funerale.
Non so veramente come trovassi il tempo di frequentare Putney, ma mi riuscì, in un modo o nell’altro, di gironzare in quelle vicinanze spessissimo. La signorina Mills, per il più esatto disbrigo dei doveri dell’amicizia, teneva un diario; e soleva a volte venirmi incontro nella campagna a leggermelo, o (se non aveva tempo di farlo) a lasciarmelo per un po’. Come ne leggevo avidamente i paragrafi, dei quali riporto qualche esempio!
«Lunedì. La mia dolce D. è molto abbattuta. Mal di capo. Richiamata la sua attenzione su J. dicendole che ha un bel pelo morbido. D. carezzato J. Svegliati così i ricordi, aperte le cateratte del dolore. (Sono le lagrime la rugiada del cuore? G. M.)
«Martedì. D. debole e nervosa. Bella nel suo pallore. (Questo non si nota parimenti nella luna? G. M.) D. G. M. e J. vanno a prendere aria in carrozza. J. guarda dallo sportello, abbaia allo spazzaturaio, e un sorriso si dipinge sui lineamenti di D. (Di tali leggeri anelli è composta la catena della vita! G. M.)
«Mercoledì. D. relativamente allegra. Le ho cantato, come adatto per il momento, «Campane della Sera». Effetto non consolante. Tutt’altro. D. straordinariamente commossa. Sorpresa a singhiozzare dopo, in camera sua. Citati dei versi riguardanti lei stessa e la giovine gazzella, invano.
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