Dora offre la sterlina, e la cuoca è condotta in una casetta dove trova J. legato a una gamba di tavolino. Gioia di D. che balla intorno J. che mangia la sua cena. Incoraggiata da questo felice cambiamento, parlo di D. C. quando andiam di sopra. D. piange di nuovo, esclama pietosamente: «Oh no, no, no! È male pensare ad altra cosa che al mio papà.» Bacia J. e s’addormenta singhiozzando. (Non deve D. C; confidare nelle larghe ali del tempo? G. M.)»
La signorina Mills e il suo giornale furono le mie sole consolazioni in quel periodo. Vederla quando ella aveva veduta Dora pochi momenti prima – rintracciare l’iniziale del nome di Dora attraverso le sue pagine vibranti di simpatia – esser da lei reso sempre più infelice – erano i miei soli conforti. Mi pareva d’aver vissuto in un castello di carta, che era precipitato lasciando soltanto la signorina Mills e me fra le rovine; sentivo come se qualche tristo genio avesse segnato intorno all’innocente divinità del cuor mio un circolo magico che veramente solo le ali del tempo, le quali trasportano così lungi tante creature umane, avrebbero potuto farmi varcare.
XXXIX.
WICKFIELD E HEEPMia zia, cominciando ad essere, immagino, gravemente impensierita per il mio lungo abbattimento, finse d’avere vivamente a cuore che io facessi una scappata fino a Dover per vedere se nel villino, che era stato appigionato, tutto si svolgesse in modo normale; e per stringere con lo stesso locatario un contratto a più lunga scadenza. Giannina era entrata in servizio della signora Strong, dove io la vedevo ogni giorno.
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