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      – Tu sei molto gentile, mio caro Copperfield – disse il signor Micawber; e intonò un’arietta.
      – Vedete spesso il signor Wickfield? – chiesi per cambiar discorso.
      – No – disse il signor Micawber con tono di disprezzo. – Il signor Wickfield è, se mi è lecito dire, un uomo animato dalle migliori intenzioni; ma è... insomma... è antiquato.
      – Temo che il suo socio cerchi di farlo apparir così – dissi.
      – Mio caro Copperfield – rispose il signor Micawber, dopo alcune malagevoli evoluzioni sullo sgabello: – permettimi di farti un’osservazione. Io occupo qui un posto di fiducia. La discussione di certi argomenti, anche con la stessa signora Micawber (da tanto tempo compagna delle mie vicissitudini, e donna di notevole lucidità d’intelletto), è, son costretto a dire, incompatibile con le funzioni che ora mi sono affidate. Perciò mi prendo la libertà di avvertirti che nelle nostre relazioni d’amicizia... che io spero non sarà mai turbata... dobbiamo fare una partizione. Da un lato di questa partizione – disse il signor Micawber, rappresentandola sul tavolo con la riga – è l’intero campo dell’intelletto umano, con un’unica piccola eccezione; dall’altro, sta questa eccezione; vale a dire, gli affari dei signori Wickfield e Heep, con tutte le pertinenze e gli accessori. Confido di non offendere il compagno della mia giovinezza, facendo questa proposta alla sua serena discrezione.
      Benché scorgessi nel signor Micawber un mutamento di maniere, che lo impacciava molto, come se fosse un vestito troppo stretto, capivo che non avevo il diritto di offendermene.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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