Perdo la mèta di vista, vengo qui, e immediatamente mi sento un altro. Le circostanze che m’angosciavano, nell’atto di entrare in questa stanza, non sono mutate; ma in questo breve intervallo, subisco un influsso che mi muta e mi rende migliore. Che cos’è questo? Qual è il vostro segreto, Agnese?
Ella contemplava il fuoco, con la testa china.
– È sempre lo stesso – dissi. – Non ridete se vi dico che è sempre lo stesso, nelle piccole cose come nelle grandi. I miei affanni un tempo erano ridicoli, e ora son seri; ma tutte le volte che mi sono allontanato dalla mia sorella adottiva...
Agnese levò il volto – un volto celestiale! – e mi diede la mano che io baciai.
– Tutte le volte che voi, Agnese, non m’avete fin dal principio consigliato e dato la vostra approvazione, m’è parso di smarrirmi, e d’intricarmi in una selva di difficoltà. Quando son venuto da voi finalmente (come ho fatto sempre), ho trovato la pace e la felicità. Ritorno a voi oggi, povero pellegrino affaticato, e provo una tale felice sensazione di riposo!
Sentivo così profondamente ciò che dicevo, ed ero così profondamente commosso, che mi mancava la voce; e mi copersi la faccia con la mano, e ruppi in pianto. Io esprimo la verità. Non pensavo né alle contraddizioni né alle incoerenze che avvenivano in me, come nel cuore della maggior parte degli uomini; non mi dicevo che avrei potuto condurmi diversamente e meglio di quanto avessi fatto fino allora; né che io avevo avuto torto marcio di chiudere volontariamente l’orecchio al grido della mia coscienza; no, tutto ciò che sapevo si è che accanto a lei provavo un’impressione di pace e di riposo.
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Agnese Agnese
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