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      Era come se avessi veduto Dora, in tutta la sua affascinante ingenuità, carezzare Agnese, e ringraziarla, e appellarlesi carezzevolmente contro di me, e volermi bene con tutta la sua infantile innocenza.
      Come ero riconoscente ad Agnese, e come la ammiravo! Io le vedevo tutte e due insieme, in uno splendido quadro, come due amiche bene appaiate, l’una aumentando la venustà dell’altra.
      – Che dovrei fare allora, Agnese? – chiesi, dopo aver contemplato un po’ il fuoco. – Che mi consigliate di fare?
      – Credo – disse Agnese – che il miglior partito da seguire sia di scrivere a quelle due signore. Non pensate che qualunque sotterfugio non sarebbe onesto?
      – Sì. Se voi lo credete – dissi.
      – Io non ho le qualità per essere un buon giudice in simili faccende – rispose Agnese, con modesta esitazione – ma certo sento... insomma, sento che l’esser segreto e clandestino non è degno di voi.
      – Non è degno di me – dissi – per la troppo alta opinione che voi avete di me, Agnese, temo.
      – Non è degno di voi, per la sincerità del vostro carattere – ella rispose – e perciò io scriverei a quelle due signore, riferendo loro, con la maggior chiarezza e schiettezza possibili, tutto ciò che è accaduto; e chiedendo il permesso di visitarle di tanto in tanto. Considerando che siete ancor giovine e lavorate per crearvi una posizione, forse sarebbe bene dir loro che siete pronto ad assoggettarvi volentieri a quelle condizioni che parrà loro giusto d’imporvi. Le supplicherei di non respingere la vostra domanda, senza interrogar Dora; e di discuterla con lei a tempo opportuno.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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