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      – Su, caro socio – disse Uriah – permettetemi di darvi l’esempio, bevendo ancora alla salute di qualche amico di Copperfield.
      Passo rapidamente sui diversi brindisi fatti dal signor Wickfield a mia zia, al signor Dick, alla Corte del Doctor’s Commons, a Uriah, bevendo due bicchieri per ogni brindisi, pur sentendo la propria debolezza e lottando vanamente contro quella sua passione. Egli soffriva della condotta di Uriah, eppure cercava di conciliarselo. Uriah trionfava e si contorceva dal piacere, mettendo il suo socio in mostra. Mi faceva male vederlo, e la mano repugna dallo scriverlo.
      – Su, caro socio! – disse finalmente Uriah. – Tocca a me ora fare un brindisi; ma umilmente chiedo i bicchieri grandi, perché intendo di farlo alla più divina del suo sesso.
      Il padre d’Agnese aveva il bicchiere vuoto in mano. Lo depose, guardò il ritratto al quale ella assomigliava tanto, si portò la mano alla fronte, e si trasse indietro nella poltrona.
      – Io sono troppo umile per proporvi di bere alla sua salute – continuò Uriah – ma io l’ammiro, ma io... l’adoro.
      Nessun dolore fisico, che la grigia testa di quel padre avrebbe potuto sopportare, mi sarebbe parso più terribile di quella sofferenza mentale che gli vedevo in quel momento compressa fra le mani.
      – Agnese – disse Uriah, o non guardando il socio o non accorgendosi di qual natura fosse la sua azione, – Agnese Wickfield è, ne sono certo, la più divina del suo sesso. Posso parlare liberamente, fra amici? Esserle padre è un grande onore, ma esserle marito.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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