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      – Copperfield – egli disse, in un bisbiglio gracidante, mentre s’afferrava al ferro dell’imperiale: – ho pensato che sareste stato contento di sapere, prima d’andarvene, che tutto era stato accomodato. Già sono stato in camera sua, e abbiamo appianato tutto. Bene, benché io sia umile, gli sono utile, sapete; e, quando non è ubbriaco, lui sa qual è il suo interesse. Dopo tutto, è una cara persona, signorino Copperfield.
      Mi sentii in obbligo di dirgli che ero lieto che egli si fosse scusato presso di lui.
      – Oh, certo! – disse Uriah, – Quando uno è umile, sapete, che è mai domandare scusa? È così facile! Che fa?. Immagino – aggiunse con una contorsione – che qualche volta vi sia accaduto di cogliere una pera prima che fosse matura, signorino Copperfield.
      – Forse sì – risposi.
      – A me è accaduto ieri sera – disse Uriah; – ma maturerà. Ci vuol tempo.
      Prolisso nei suoi saluti, discese mentre il cocchiere saliva. A quanto mi parve, egli masticava qualche cosa per evitar d’ingoiare la rigida aria mattutina; ma moveva la bocca come se la pera fosse già matura, e se ne leccasse le labbra.
      XL.
      IL PELLEGRINOQuella sera ebbi una importantissima conversazione in Buckingham Street intorno alle faccende domestiche, minutamente riferite nell’ultimo capitolo. Mia zia le prese profondamente a cuore, e dopo si mise a passeggiare, su e giù per la stanza, con le braccia conserte per più di due ore. In tutte le occasioni di speciale importanza, ella compiva una di tali gesta pedestri; e l’intensità dei suoi dubbi e delle sue apprensioni poteva esser sempre commisurata all’intensità della sua passeggiata.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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