Sembrava alla mia fantasia che ogni cosa intorno tacesse per rispetto di lui, mentre egli riprendeva il suo viaggio solitario attraverso la neve.
Tornai nella corte dell’albergo, e, invaso dal ricordo del viso che vi avevo veduto, lo cercai ansiosamente d’intorno. Non c’era. La neve aveva coperto le nostre ultime orme; non si vedevan più che quelle impresse allora allora da me; e anch’esse cominciavan a cancellarsi (nevicava così fitto!) nell’istante stesso che mi voltavo a guardare.
XLI.
LE ZIE DI DORAFinalmente, ebbi una risposta dalle due vecchie signorine. Esse mandavano i loro saluti al signor Copperfield, e lo informavano d’aver letto attentamente la sua lettera «tenendo di mira la felicità delle due parti» – frase che mi sembrò poco rassicurante, non, solo per l’uso da esse fattone relativamente alle discrepanze familiari già ricordate, ma perché avevo (ed ho in tutta la vita) osservato che i termini convenzionali sono una specie di razzi, i quali, facilmente accesi, assumono alla fine una gran varietà di forme e di colori che non s’immaginavano al primo scoppio. Le signorine Spenlow aggiungevano di credere di non poter esprimere, «per iscritto», una opinione rispettivamente alla comunicazione del signor Copperfield; ma che se il signor Copperfield (accompagnato, se credeva opportuno, da un amico di fiducia) avesse voluto onorarle d’una visita, in un dato giorno, esse sarebbero state felici d’intrattenerlo sull’argomento.
A questa lettera, il signor Copperfield rispose immediatamente, coi suoi rispettosi ossequi, che egli avrebbe avuto l’onore di fare una visita alle signorine Spenlow, nel giorno fissato; accompagnato, in conformità del loro gentile permesso, dal suo amico Tommaso Traddles dell’ Inner Court.
| |
Copperfield Spenlow Copperfield Copperfield Copperfield Spenlow Tommaso Traddles Inner Court
|