Esse si tenevano entrambe rigide nel loro atteggiamento formale, preciso, composto e calmo. La sorella che non aveva la mia lettera, teneva le braccia stese sul petto e l’una sull’altra, come quelle d’un idolo.
– Il signor Copperfield, immagino – disse la sorella che aveva la mia lettera, volgendosi a Traddles.
L’esordio era terribile. Traddles dové indicare che il signor Copperfield ero io; e anch’io dovei far valer il diritto al mio nome; ed esse doverono liberarsi dell’opinione preconcetta che Traddles fosse il signor Copperfield; e tutti quanti ci trovammo in una comica situazione. A farla più intensa, ci pensò Jip, con due brevi latrati, uditi distintamente da tutti, e subito soffocati.
– Signor Copperfield! – disse la sorella con la lettera.
Io feci qualche cosa – m’inchinai, credo – ed ero tutto orecchi, quando la sorella interruppe:
– Mia sorella Lavinia – ella disse, – pratica com’è di faccende di questa specie, riferirà ciò che noi crediamo più conveniente per la felicità di entrambe le parti.
Dopo scopersi che la signorina Lavinia era una autorità in affari amorosi, perché anticamente era esistito un certo signor Pidger, che giocava il whist, e s’era sospettato fosse innamorato di lei. È mia opinione personale che quella fosse una supposizione assolutamente fantastica, e che Pidger fosse del tutto innocente di un simile sentimento, al quale: – per quanto seppi in appresso – non aveva dato mai un’espressione pur che fosse. Ma tanto la signorina Lavinia quanto la signorina Clarissa avevano, però, la persuasione ch’egli avrebbe dichiarato la sua passione, se la sua giovinezza non fosse stata immaturamente troncata (a sessant’anni circa) da un’ingestione abbondante di liquori, e da un rimedio peggiore del male: l’abuso delle acque di Bath.
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