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      Mi sembrava di comprendere che la signorina Lavinia avrebbe ricavata una straordinaria soddisfazione nel sorvegliare due giovani innamorati come me e Dora; e che la signorina Clarissa avrebbe goduto quasi la stessa soddisfazione nel vederla sorvegliarci, dandosi di tanto in tanto il piacere di dissertare sulla sezione particolare del soggetto che s’era riservata. Questo mi diede l’ardire di dichiarare col più veemente ardore che io volevo bene a Dora più di quanto sapessi dire o altri potesse credere; che tutti i miei sapevano quanto io le volessi bene; che mia zia, Agnese, Traddles, tutti mi conoscevano, tutti sapevano come le volessi bene, e quanto profondo fosse il mio amore. Per attestare la verità di quanto dicevo, me ne appellai a Traddles; e Traddles, accendendosi, come se s’immergesse in una discussione parlamentare, veramente assunse un nobile atteggiamento; confermando le mie parole con belle e rotonde frasi, e in una maniera pratica e piena di buon senso, che fece la più favorevole impressione.
      – Io parlo, se mi è lecito di dir così, come uno che ha un po’ d’esperienza in simili faccende – disse Traddles – perché anch’io sono fidanzato con una signorina... con nove sorelle... laggiù nel Devonshire, e con nessuna probabilità per ora di poterci sposare.
      – Voi dunque potete confermare ciò che ho detto, signor Traddles – osservò la signorina Lavinia, certo maggiormente interessata in lui – sull’affezione modesta e riservata, che sa aspettare e sempre aspettare.
      – Perfettamente, signorina – disse Traddles.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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