La signorina Clarissa guardò la signorina Lavinia, e scosse gravemente il capo. La signorina Lavinia guardò con aria di consapevolezza la signorina Clarissa, e cacciò un grosso sospiro.
– Sorella Clarissa – disse la signorina Lavinia – dammi la mia boccettina.
La signorina Lavinia si riconfortò annusando un po’ d’aceto aromatico, mentre io e Traddles la guardavamo con la maggiore sollecitudine, e poi continuò, con voce piuttosto fioca:
– Mia sorella e io siamo state molto in forse, signor Traddles, sul partito da seguire relativamente alle simpatie, o immaginarie simpatie di due giovanetti quali il vostro amico Copperfield e nostra nipote.
– La figliuola di nostro fratello Francesco – osservò la signorina Clarissa. – Se la moglie di nostro fratello Francesco avesse giudicato conveniente in vita (benché avesse indiscutibilmente il diritto di regolarsi come meglio le pareva e piaceva) d’invitare la famiglia alla sua mensa, noi ora avremmo potuto conoscere meglio la figliuola di nostro fratello Francesco. Sorella Lavinia, puoi continuare.
La signorina Lavinia voltò la mia lettera in modo da avere la soprascritta dalla parte sua, ed esaminò con l’occhialetto alcune note bene ordinate aggiunte di sua mano.
– Ci sembra prudente, signor Traddles – ella disse – di metter questi sentimenti alla prova della nostra osservazione. Per ora noi non ne sappiamo nulla, e non siamo in grado di giudicare quanto fondamento abbiano. Perciò siamo disposte ad acconsentire alla domanda del signor Copperfield, e a permettergli di farci visita.
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