La signorina Lavinia voleva bene a Dora (ella mi disse che Dora era esattamente com’era stata lei a quell’età... aveva dovuto, certo, cambiarsi molto), e trattava Dora come se fosse stata un balocco. Io cercai di persuader Dora di venire a conoscere Traddles, ma ella si rifugiò in camera sua, e si chiuse a catenaccio; così tornai da Traddles senza di lei, e ce ne uscimmo insieme.
– Nulla può essere più soddisfacente – disse Traddles – e quelle due vecchiette sono della buona gente, certo. Non mi sorprenderei se tu t’ammogliassi parecchi anni prima di me, Copperfield.
– Sofia sa sonare qualche strumento, Traddles? – chiesi, nell’orgoglio del mio cuore.
– Conosce abbastanza il pianoforte per dar lezione alle sue sorelline – disse Traddles.
– E canta anche? – chiesi.
– A volte canta anche delle ballate, per divertir gli altri, quando sono un po’ melanconici – disse Traddles. – Ma nulla di molto fine.
– Non canta accompagnandosi con la chitarra? – dissi.
– Oh, cielo, no!
– Non dipinge?
– No – disse Traddles.
Promisi a Traddles di fargli sentir cantare Dora, e di mostrargli i fiori ch’ella dipingeva. Egli disse che ne sarebbe stato lietissimo, e ce n’andammo a casa a braccetto, allegri e felici. Lo incoraggiai a parlarmi di Sofia, ed egli lo fece con una fiducia che mi commosse. La paragonai fra me e me con Dora, con notevole mia soddisfazione intima; ma pure dovevo candidamente ammettere che, per Traddles, Sofia era un’eccellente ragazza.
Naturalmente a mia zia fu subito riferito l’eccellente risultato della conferenza, e quanto vi era stato detto e fatto.
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