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      Mi diede un’altra occhiata obliqua, allungò la faccia per grattarsi meglio, e rispose:
      Oh, io non parlo del dottore! Oh no, pover’uomo! Parlo del signor Maldon.
      Mi si strinse il cuore. Vidi a un tratto in mano di quel miserabile tutti i miei antichi dubbi, tutti i miei timori a quel riguardo, tutta la felicità e la pace del dottore, tutto quel groviglio di innocenza e di colpa probabile che io non avevo saputo distrigare.
      – Non lo vidi mai venire nello studio senza mostrar un’aria di autorità e di superiorità su di me – disse Uriah. – Veramente un bel tomo! Io ero mitissimo e umilissimo... e lo sono. Ma quella sua aria non mi piaceva... e non mi piace.
      Cessò dal grattarsi il mento, e si succhiò le guance, in modo che si dovevano toccare all’interno; guardandomi di sbieco in quell’atto.
      – Ella è una di quelle che si chiamano belle donne – egli proseguì, dopo aver lentamente riportato il viso alla sua forma naturale: – di quelle che non sono mai capaci di sentimenti di amicizia per una persona come me, lo so bene. Ella è appunto la persona capace di spingere la mia Agnese a guardare più in alto; ma se non sono uno zerbinotto da piacere alle donne, signorino Copperfield, ho un paio d’occhi che vedono, e una certa esperienza. Noi umili abbiamo un paio d’occhi... che sanno vedere.
      Mi sforzavo d’apparire indifferente e imperturbato, ma – glielo leggevo in faccia – non ci riuscivo.
      – Ora, io non mi farò mettere nel sacco, Copperfield – egli continuò, sollevando con aria maligna di trionfo, quella parte del viso dove sarebbero state, se le avesse avute, le sopracciglia rosse – e farò tutto ciò che potrò per troncare quest’amicizia.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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