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      Ma anche lui doveva uscire per andare a coricarsi in casa di sua madre; e prima che avessi fatto un centinaio di passi, me lo sentii alle costole.
      – Voi sapete, Copperfield – mi disse in un orecchio (io non voltai la testa) – che vi mettete dalla parte del torto (io avvertivo che era così, e me ne sentivo maggiormente irritato) – voi non credete che la vostra sia stata una bell’azione, e non potete proibirmi di perdonarvi. Non ho intenzione di dir nulla a mia madre, o ad anima viva. Son risoluto di perdonarvi. Ma mi domando come abbiate avuto il coraggio di levar la mano contro una persona che voi conoscete così umile!
      Mi sentivo appena meno vile di lui. Egli mi conosceva meglio di quanto mi conoscessi io stesso. Se avesse ritorto le mie ingiurie o mi avesse apertamente irritato, n’avrei avuto un sollievo e una giustificazione; ma mi aveva messo a cuocere a fuoco lento, e ne fui tormentato tutta la notte.
      La mattina, uscendo al primo tocco della campana mattutina, lo vidi camminare su e giù con la madre. Egli mi salutò come se nulla fosse accaduto, e non potei fare a meno di rispondere. Lo avevo percosso abbastanza forte da dargli il mal di denti, credo. A ogni modo aveva la faccia legata in un fazzoletto di seta nera, che, sotto il cappello che lo copriva, non contribuiva ad abbellirlo. Seppi poi che il lunedì mattina era andato a Londra da un dentista a farsi cavare un dente. Avrei voluto che fosse stato un molare.
      Il dottore ci fece dire che non stava bene; e se ne rimase appartato quasi sempre in tutto il periodo della visita della famiglia Wickfield.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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