Era così meraviglioso, le prime volte, sentirla venir giù e vederla sedersi dolcemente accanto a me, e parlarmi, mentre cenavo. E sapere di certo che si metteva i capelli nelle cartucce. E vederglieli mettere! Non era stupefacente?
Son sicuro che due giovani uccellini se ne intendessero molto di più, di governo di casa, di me e della mia leggiadra Dora. Avevamo una domestica, naturalmente. Ed era lei che dirigeva la casa, in vece nostra. Ho ancora un segreto sospetto ch’essa fosse la figliuola della signora Crupp, travestita, tanto era il terrore che Maria Anna ci incuteva.
Si chiamava Maria Anna Campione. Quando la prendemmo al nostro servizio, ci assicurò che il suo nome non esprimeva che molto debolmente le sue qualità. Aveva un attestato di buon servizio grande come un manifesto; e, secondo quel documento, sapeva far di tutto, e anche dell’altro. Era una donna nella forza dell’età; d’aspetto severo; e soggetta (specialmente nelle braccia) a una specie di continua rosolia o terribile eruzione di pelle. Aveva un cugino nelle guardie, dalle gambe così lunghe che sembrava l’ombra pomeridiana di qualche altro. La sua giubba era troppo piccola per lui, come egli era troppo grosso per casa nostra, la quale, con quella sproporzione, diventava molto più piccola del necessario. Inoltre, le pareti erano così sottili, che quand’egli passava la sera in casa nostra, ne eravamo avvertiti da una specie di continuo grugnito nella cucina.
C’era stato garantito che il nostro tesoro era sobrio e onesto.
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Dora Crupp Maria Anna Maria Anna Campione
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