– E fosti molto gentile, mia cara – dissi. – Te ne fui così riconoscente che non volli per nulla al mondo dirti che avevi comprato un salmone. .. troppo grosso per due persone sole. E che costava una sterlina e più, un prezzo molto superiore ai nostri mezzi.
– Ti piacque moltissimo, però – singhiozzò Dora – e dicesti che io ero un tesoro.
– E te lo dirò di nuovo, amor mio – risposi – mille volte.
Ma io avevo ferito il tenero cuoricino di Dora, e non c’era verso di consolarlo. Ella era così patetica nei suoi singhiozzi e nei suoi gemiti, che sentivo come se le avessi detto non so quale enormità per maltrattarla. Ero obbligato ad andar via in fretta; dovetti star fuori fino a tardi, e provai tutta la sera tali fitte di rimorso che mi sentivo perfettamente infelice. Avevo la coscienza d’un assassino, ed ero invaso da un vago senso d’estrema malvagità.
Erano le due o le tre dopo mezzanotte, quando tornai a casa. Trovai mia zia, in salotto, che mi aspettava.
– Che c’è, via? – dissi, intimorito.
– Nulla, Trot – ella rispose. – Siediti, siediti. Fiorellino era un po’ sconvolta, e io le ho fatto compagnia. Questo è tutto.
Appoggiai la testa alla mano, e mi sentii più addolorato e depresso, mentre me ne stavo lì a contemplare il fuoco, di quel che avessi mai creduto possibile così presto dopo il pieno appagamento di tutti i miei più fulgidi voti. Mentre continuavo a pensare, mi accadde d’incontrare gli sguardi di mia zia, ch’eran fissi su di me. V’era in essi un’espressione di ansia; ma si dileguò subito.
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Dora Dora Trot Siediti
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