– Vi assicuro, zia – dissi – che sono stato male tutta la sera, pensando allo stato di Dora. Ma io non avevo altra intenzione che di parlare con tutta tenerezza e amore delle nostre faccende domestiche.
Mia zia mi fece un segno d’incoraggiamento.
– Tu devi aver pazienza, Trot – mi disse.
– Naturalmente. Dio sa che non intendo essere irragionevole, zia!
– No, no – disse mia zia. – Ma Fiorellino è un tenero fiorellino, e il vento dev’esser gentile con lei.
Ringraziai, in cuor mio, mia zia per la sua tenerezza verso mia moglie; sicuro che ella mi intendeva.
– Non credete, zia – dissi, dopo aver contemplato un altro po’ il fuoco – che sarebbe opportuno di consigliare un po’ Dora, di tanto in tanto, per nostro mutuo vantaggio?
– Trot – rispose mia zia, con qualche emozione – no, non chiedermi una cosa simile.
Il suo tono era così grave che levai gli occhi, sorpreso.
– Io do uno sguardo al passato, figlio mio – disse mia zia – e penso ad alcuni che sono sepolti e coi quali avrei potuto mantenere dei rapporti più gentili. Se io giudicavo severamente gli errori degli altri in tema di matrimonio, dipendeva forse dal fatto che avevo delle amare ragioni per giudicare severamente il mio. A parte questo, per molti anni oramai sono stata una donna strana, malcontenta, e bizzarra, come sono ancora, e come sarò sempre. Ma fra te e me ci siamo fatti del bene, Trot... ad ogni modo, tu mi hai fatto del bene, caro; e a quest’ora fra noi non ci debbono essere divisioni.
– Divisioni fra noi! – esclamai.
– Bambino, bambino!
| |
Dora Trot Ma Fiorellino Dora Trot
|