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      – disse mia zia, lisciandosi il vestito. – Neppure un profeta sarebbe in caso di dire come avverrebbero presto, e come potrei rendere infelice il nostro Fiorellino, se cercassi di mischiarmi in qualche cosa. Io desidero ch’ella mi voglia bene, e sia sempre lieta come una farfalla. Ricorda casa tua, in quel secondo matrimonio; e non far mai né a me né a lei il torto che hai immaginato.
      Compresi subito che mia zia aveva ragione; e compresi a pieno la generosità dei suoi sentimenti verso mia moglie.
      – Sono i primi giorni, Trot – ella continuò – e Roma non fu fabbricata in un giorno, e neppure in un anno. Tu hai scelto di tua spontanea volontà – mi parve che una nuvola le velasse il viso, per un istante – e hai scelto una bella e affettuosa ragazza. Sarà tuo dovere, e tuo piacere anche... naturalmente ne son convinta; io non ti sto facendo una predica... di stimarla (giacché l’hai scelta tu) per le qualità che ha, non per quelle che non ha. Queste ultime, se puoi, devi tu cercare di svilupparle in lei. E se non puoi, figlio – e così dicendo mia zia si diede una stropicciata al naso – devi abituarti a farne senza. Ma ricordati, figlio mio, che il vostro avvenire, è fra voi due. Nessuno può aiutarvi: ve lo dovete formare da voi. Questo è il matrimonio, Trot; e il Cielo vi benedica entrambi in questa avventura, poiché voi siete come due bambini perduti in un bosco.
      Mia zia disse questo in tono scherzoso, e mi diede un bacio come sanzione della sua benedizione.
      – Ora – ella disse – accendi il mio lanternino, e accompagnami alla mia scatoletta per la via del giardino – perché da quella parte i nostri due villini erano in comunicazione.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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