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      Il dottore aveva una visita nello studio; ma la signora Strong ci pregò d’attenderlo, ché sarebbe stato fra poco libero. Entrammo nel salotto con lei, e ci sedemmo accanto alla finestra che s’abbuiava. Non si facevano cerimonie fra vicini e vecchi amici come eravamo noi.
      Non eravamo lì che da qualche minuto, quando la signora Markleham, che di solito trovava sempre da ridire su questo o su quello, entrò come una raffica, col giornale in mano, a dire, respirando a fatica:
      – Buon Dio, Annie, perché non m’hai detto che c’era gente nello studio?
      – Mia cara mamma – ella rispose tranquillamente – come potevo indovinare che lo volevi sapere?
      – Che lo volevo sapere! – esclamò la signora Markleham, lasciandosi cadere sul divano. – Non ho avuto mai uno sconvolgimento simile in vita mia!
      – Sei dunque entrata nello studio, mamma? – chiese Annie.
      – Se sono entrata, mia cara! – ella rispose con energia. – Sì, che sono entrata. E ho sorpreso quel caro uomo... figuratevi la mia commozione, signora Trotwood e Davide... nell’atto di far testamento.
      Sua figlia volse a un tratto la testa.
      – Nell’atto, mia cara Annie – ripeté la signora Markleham, allargando il giornale sul suo grembo come una tovaglia, e battendolo con le mani – di dettare le sue ultime volontà. Che buon cuore e che previdenza! Ti debbo dire come ha fatto. Veramente debbo dirtelo, se non altro per far giustizia a quell’angelo. Forse sapete, signora Trotwood, che in questa casa non s’accende una candela, se prima uno non s’è cavato gli occhi, a furia di sforzarsi a leggere il giornale.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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