Tu sai, mamma, quanto fossi giovane e inesperta il giorno che tu a un tratto me lo presentasti in qualità di fidanzato.
– L’ho già detto almeno cinquanta volte a tutte le persone qui presenti – disse la signora Markleham.
(– Allora tenetevi la lingua a posto, per amor di Dio, e non parlatene più! – mormorò mia zia).
– Era un cambiamento così grande; sulle prime, mi parve una così gran perdita – disse Annie, conservando sempre lo stesso tono – che ne fui agitata e angosciata. Ero ancora ragazza; e credo che mi dispiacesse doverlo considerare in modo assolutamente diverso da quello di prima. Ma giacché nulla poteva ormai rifarlo ai miei occhi ciò che era stato per me, e mi sentivo orgogliosa che egli mi giudicasse degna di lui, lo sposai.
– ... Nella chiesa di Sant’Alphage, a Canterbury – osservò la signora Markleham.
(– Maledetta donna, che non vuol star zitta! – disse mia zia).
Non pensai neanche per un istante – continuò Annie, arrossendo – ai vantaggi mondani che avrei goduto con mio marito. Il mio giovane cuore, nel suo omaggio alle qualità di mio marito, non s’occupava di simili inezie. Mamma, perdonami se ti dico che fosti tu a farmi pensare la prima volta che qualcuno potesse fare a me e a lui l’ingiuria d’un simile sospetto crudele.
– Io! – esclamò la signora Markleham.
(– Ah, voi, certamente! – osservò mia zia – e avete un bel farvi vento, caro il mio amico il militare!).
– Fu la prima infelicità della mia nuova vita – disse Annie. – Fu la prima sorgente di tutti i miei dolori.
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