Ma non glie ne feci carico, fino alla sera della sua partenza per l’India. Quella sera m’accorsi che egli era falso ed ingrato; e m’accorsi inoltre che il signor Wickfield cominciò a guardarmi con diffidenza. Vidi, per la prima volta, il tristo sospetto che era sorto ad oscurarmi la vita.
– Sospetto, Annie! – disse il dottore. – No, no, no!
–Nel cuor tuo no, lo so, marito mio! – ella rispose. – E quando venni, quella sera, a trovarti, per deporre ai tuoi piedi quel mio fardello di vergogna e d’affanno, sapendo che dovevo dirti che sotto il tuo tetto, uno dei miei parenti, che tu avevi beneficato per amor mio, mi aveva dette parole che non avrebbe dovuto dire, anche se fossi stata la debole e mercenaria creatura che egli mi giudicava... l’anima mia si ribellò al pensiero di raccontarti un’infamia simile. Il racconto mi morì sulle labbra, e da allora ho sempre taciuto.
La signora Markleham si abbandonò sulla sua poltrona con un gemito sordo, e si ritirò dietro il ventaglio, come deliberata a non uscirne più.
– Da allora non ho più scambiato una parola con lui, se non in tua presenza, e quando era necessario per evitare una spiegazione. Son passati parecchi anni da quando egli seppe quale fosse qui la sua posizione. La cura che tu ti davi per trovargli un posto, la gioia con la quale tu m’annunciavi che eri riuscito, tutta la tua bontà a suo riguardo, non facevano che aggravare il mio dolore, rendere più angoscioso il mio segreto.
Ella si lasciò cadere dolcemente ai piedi del dottore, benché egli si sforzasse d’impedirnela; e gli disse, con gli occhi lagrimosi:
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India Wickfield Annie Markleham
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