Cambiò di nuovo di gamba, e s’inumidì le labbra. Ero convinto che il briccone parlasse di sé, e vidi la mia convinzione riflessa negli occhi della signorina Dartle.
– Ero incaricato anche di questa comunicazione. Ero disposto a tutto per liberar il signor Giacomo da ogni imbarazzo e ristabilire l’armonia fra lui e una madre affettuosa che ha sofferto tanto per cagion sua. Perciò avevo accettato l’incarico. Ma la violenza della ragazza, quando le annunziai la partenza del signor Giacomo, passò ogni misura. Ella diventò assolutamente pazza, e, se non fosse stata tenuta a viva forza, si sarebbe scannata, o gettata in mare, o spaccata la testa contro il muro.
La signorina Dartle, poggiata allo schienale della panca, con un raggio di trionfo in viso, sembrava assaporasse a una a una le parole di quello sciagurato.
– Ma quando passai alla seconda parte dell’incarico affidatomi – disse Littimer, stropicciandosi le mani con un certo impaccio – la ragazza si mostrò nella sua vera luce. Un’altra avrebbe compreso almeno la generosa bontà dell’intenzione; ma lei no. Non m’era mai avvenuto di assistere a un furore simile. Quello che ella fece non si può descrivere. Un masso di pietra, un pezzo di legno, avrebbe dimostrato più gratitudine, più sentimento, più ragione. Se non fossi stato svelto, m’avrebbe ucciso.
– Questo me la fa stimare di più – dissi, con indignazione.
Littimer chinò la testa, come per dire: «Veramente, signore? Ma voi siete giovane!», e riprese il racconto.
– Insomma, fu necessario, per qualche tempo, di toglierle ogni oggetto con cui potesse far male a sé o agli altri, e tenerla chiusa.
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