Ma, nonostante tutto, la notte poté fuggire: ruppe l’impannata d’una finestra, che io avevo inchiodata; si lasciò scivolare lungo un ceppo di vite; e d’allora, a mia notizia, non se n’è saputo più nulla.
– È morta, forse, – disse la signorina Dartle con un sorriso, come per dare un calcio al cadavere della disgraziata.
– Forse s’è annegata, signorina, – rispose Littimer, cogliendo l’occasione per volgersi a qualcuno. – È probabilissimo. O può essere stata aiutata dai barcaiuoli, o dalle mogli e dai figli dei barcaiuoli. A lei piaceva molto la loro compagnia, e aveva l’abitudine di conversar con loro sulla spiaggia, signorina Dartle, e di starsene seduta accanto alle loro barche. Vi rimaneva le giornate intere, quando il signor Giacomo era assente. E un giorno il signor Giacomo si mostrò molto dolente apprendendo che essa aveva detto ai bambini dei marinai, che anche lei era figlia d’un marinaio, e che nel suo paese, tanti anni fa, andava scorrazzando come loro sulla spiaggia.
Oh, Emilia! Infelice fanciulla! Quale immagine mi si presentò alla mente in quell’istante. Io la vedevo seduta sulla riva lontana; fra i bambini che le ricordavano i giorni della sua infanzia, in ascolto di quelle vocette che avrebbero potuto chiamarla mamma, se ella fosse stata la moglie d’un povero marinaio, o intenta alla gran voce del mare, col suo eterno: «Mai più».
– Quando quella sera apparve chiaro che non c’era nulla più da fare, signorina Dartle...
– Non v’ho detto di non rivolgervi a me? – ella disse con freddo disprezzo.
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