In questo noi abbiamo lo stesso interesse; ed ecco perché io, che vorrei fare a quell’essere spregevole tutto il male che sarebbe capace di soffrire, v’ho fatto chiamare: per farvi sentire ciò che avete sentito.
Vidi, da un mutamento nel suo viso, che dietro di me qualcuno s’avvicinava. Era la signora Steerforth, che mi stese la mano con più freddezza di quanto soleva una volta, e con più solennità d’una volta; ma pure, me ne accorsi – non senza commozione – con un vivo ricordo della mia antica amicizia per suo figlio. Ella era molto cambiata. La sua bella persona era un po’ curva; il viso mostrava qualche ruga profonda, i capelli erano quasi bianchi. Ma quando si sedé sulla panca, parve ancora bella, e rividi in lei l’occhio scintillante dallo sguardo altero, che era stato un faro di luce nei miei sogni di scolaro.
– Il signor Copperfield sa tutto, Rosa?
– Sì.
– Ha visto Littimer?
– Sì; e gli ho detto perché tu lo desideravi.
– Tu sei una buona figliuola. Io ho avuto qualche parola di corrispondenza col vostro vecchio amico, signore – volgendosi a me – ma egli non ha ancora fatto il suo dovere verso di me. Perciò non ho altro scopo in questo che quello accennatovi da Rosa. Se intanto si potrà dare un conforto a quel brav’uomo che voi conduceste qui da me (e per lui solo mi dispiace... che si vuole di più?), e mio figlio potrà essere salvato dalle trame di una intrigante, sarà tanto di guadagnato!
Essa si eresse sulla persona e fissò gli occhi innanzi, molto lontano.
– Signora – dissi rispettosamente – comprendo.
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