Vi assicuro che non c’è pericolo che io vi attribuisca altri motivi. Ma debbo dire, anche a voi, che ho conosciuto da piccino quella disgraziata famiglia, e che voi v’ingannate. Se credete che quella povera ragazza, così indegnamente trattata, non sia stata crudelmente ingannata, e che ella non desideri piuttosto morire cento volte che accettare ora un bicchiere d’acqua dalla mano di vostro figlio, voi v’ingannate terribilmente.
– Zitta, Rosa, zitta! – disse la signora Steerforth, mentre l’altra accennava a ribattere. – Non importa. Lasciamo andare. Vi siete ammogliato; signore, ho saputo.
Risposi che m’ero ammogliato da qualche tempo.
– E che vi fate strada? Con la vita che meno, so poco, ma sento dire che cominciate a diventar celebre.
– Sono stato molto fortunato – dissi – e già mi son fatto conoscere un poco.
– Non l’avete la mamma? – mi domandò con voce più dolce.
– No.
– Peccato! – ella rispose. – Sarebbe stata orgogliosa di voi. Buona sera!
Presi la mano ch’ella mi porse con atteggiamento pieno di dignità e di solennità, e la sentii calma nella mia, come se il cuore di lei fosse perfettamente tranquillo. Sembrava che la forza dell’orgoglio le calmasse perfino il polso, e le tirasse un velo di tranquillità sul viso, a traverso il quale ella guardava, rigidamente seduta, lontano lontano.
Allontanandomi dalla terrazza, non potei non osservare come entrambe rimanessero con gli occhi fissi sull’orizzonte, che s’oscurava e si chiudeva d’intorno. Si vedeva qua e là qualche lume accendersi nella città lontana; e all’oriente il cielo ancora rischiarato dalla luce rossastra.
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Rosa Steerforth
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