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      Siate il benvenuto, signore.
      – Signor Peggotty – dissi, prendendo la sedia che mi porgeva – non sperate molto, ma ho qualche notizia da darvi.
      – Di Emilia?
      Si mise vivamente la mano alla bocca, e diventando pallido, mi fissò negli occhi.
      – Non c’è alcun indizio del punto ove ella si trova presentemente, ma non è più con lui.
      Si sedette, guardandomi intento, e ascoltando in silenzio tutto quanto avevo da dirgli. Non dimentico il senso di dignità, di bellezza perfino del suo viso, che aveva nei tratti una paziente gravità, quando, allontanando gradatamente gli occhi dai miei, li fissò al suolo, e poggiò la fronte alla mano. Non m’interruppe una sola volta, ma ascoltò calmo sino alla fine. Pareva che seguisse unicamente la figura di lei a traverso la narrazione, lasciandosi passare accanto ogni altra forma senza degnarla d’una occhiata.
      Quando ebbi finito, si coprì la faccia, e continuò a tacere. Io guardai per un po’ fuori la finestra, e mi occupai delle piante.
      – Che credete voi, signorino Davy? – egli chiese finalmente.
      – Credo che sia viva – risposi.
      – Non so. Forse il primo colpo fu troppo grave, e nell’angoscia del suo cuore... Quel mare di cui parlava sempre... Forse ne parlava tanto perché doveva essere la sua tomba.
      Disse questo con voce cupa e bassa, passeggiando su e giù nella cameretta.
      – E pure – egli aggiunse – signorino Davy, ero così sicuro che fosse viva... giorno e notte, vegliando e dormendo, ho pensato tanto che l’avrei trovata... questo pensiero m’ha dato tanta forza, tanta fiducia.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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