.. che non credo d’essermi ingannato. No, Emilia è viva.
Poggiò con forza la mano sulla tavola, e gli vidi nel viso abbronzato una espressione di energia.
– Mia nipote Emilia è viva, signore – egli disse con fermezza. – Non so donde mi venga questa persuasione e come sia, ma qualche cosa mi dice che è viva.
Aveva un’aria quasi ispirata, pronunziando quelle parole. Aspettai qualche istante che fosse in grado d’ascoltarmi; e poi volli comunicargli un’idea che m’era venuta la sera prima.
– Ora, mio caro amico... – cominciai.
– Grazie, grazie, mio buon signore – disse tenendomi la mano fra le sue.
– Se ella dovesse venire a Londra, cosa probabile... perché dove si perderebbe più facilmente che in questa vasta città? E che altro potrebbe fare se non perdersi e nascondersi, se non tornasse a casa prima?...
– Ma non tornerà a casa – egli interruppe, scotendo il capo. – Se ella l’avesse lasciato di sua spontanea volontà, forse sì; ma non dopo essere stata abbandonata, signore!
– Se mai capita qui – dissi – credo che vi sia una persona in grado più di qualunque altra di rintracciarla. Ricordate... ascoltatemi con fermezza... pensate al vostro grande scopo... ricordate Marta?
– Del nostro paese?
Non occorreva la risposta: bastava guardarlo.
– Sapete che è a Londra?
– L’ho veduta per strada – rispose con un brivido.
– Ma non sapete – io dissi – che l’Emilia si mostrò molto buona per lei, con l’aiuto di Cam, molto prima che fuggisse di casa. Non sapete neppure che quella sera che v’incontrai e parlammo in quella sala laggiù, dall’altro lato della via, ella ascoltava alla porta?
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