.. avrei visto il giorno spuntare sui muri delle case, ricordando come una volta il sole veniva a svegliarmi nella mia camera... avrei fatto anche questo, per salvarla!
Abbandonata fra le pietre, ne stringeva una in mano, come se volesse stritolarla. A ogni istante mutava d’atteggiamento: irrigidiva le braccia, se le torceva innanzi al viso, come per allontanar dagli occhi la poca luce che vi filtrava, e chinava la testa al suolo, come oppressa da ricordi insopportabili.
– Che debbo fare? – ella disse, continuando a lottare con la propria disperazione. – Come potrò continuare a vivere così, perseguitata dalla maledizione che porto in me stessa, viva disgrazia di quanti avvicino? – Improvvisamente, ella si volse al mio compagno: – Calpestatemi, uccidetemi! Quando essa formava il vostro orgoglio, voi credevate che avrei potuto farle del male, soltanto a sfiorarla per strada. Voi non potete credere... e perché dovreste?... una sola sillaba che mi esce di bocca. Sarebbe un gran disonore per voi, anche ora, se lei e io scambiassimo una parola. Non me ne lagno. Non dico che lei e io siamo simili. So che v’è una grande... una grande distanza fra noi... Dico soltanto che io, benché tanto colpevole e miserabile, le son grata dal profondo dell’anima e le voglio bene. Oh, non crediate che io sia diventata incapace di voler bene a qualcuno! Gettatemi via come fanno tutti! Uccidetemi per esser diventata ciò che sono, e perché l’ho cercata e conosciuta, ma non pensate questo di me!
A sentirsi così supplicato, egli la guardava con espressione di strazio; e, quando ella tacque, la rialzò dolcemente.
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Improvvisamente Calpestatemi
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