AVVENIMENTI DOMESTICILavoravo intensamente al mio libro, senza danno dello scrupoloso adempimento dei miei doveri di resocontista parlamentare; e quando fu pubblicato, conseguì un trionfo. Non mi lasciai inebbriare dalle lodi che mi risonavano alle orecchie, nonostante mi facessero un gran piacere. Ho sempre osservato che chi ha qualche buona ragione per credere in se stesso, non si loda mai innanzi agli altri per farsi stimare. Perciò, per rispetto di me stesso, non misi superbia, e più mi piovevano lodi, e più m’industriavo di meritarle.
Non è mia intenzione, in queste carte, benché sostanzialmente siano le memorie della mia vita, di fare la storia de’ miei romanzi. Essi parlano da sé, e li lascio parlare. Quando alludo ad essi, incidentalmente, lo faccio perché seguirono in parte il corso della mia carriera.
Avendo qualche ragione per credere, da quel momento, che la natura e il caso m’avevano destinato ad essere autore, coltivai con fiducia la mia vocazione. Senza quella fiducia, avrei rivolto la mia energia a qualche altra intrapresa. Avrei cercato di scoprire ciò che la natura e le circostanze avrebbero potuto farmi diventare, per far quello e nient’altro.
Ero riuscito a scrivere, nei giornali e altrove, con tanto favorevole successo, che credetti ragionevolmente, dopo quel nuovo trionfo, d’avere il diritto di sottrarmi finalmente alla tristezza delle discussioni della Camera. Una bella sera, perciò, trascrissi per l’ultima volta la musica delle cornamuse parlamentari, per non sentirla mai più da allora; benché mi avvenga di riconoscere ancora il solito ronzìo nei giornali, senza alcuna variazione sostanziale, tranne un po’ più di strepito, per tutta la durata della sessione.
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Camera
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