Mia cara Dora, se noi non facciamo il nostro dovere verso quelli che impieghiamo, essi non impareranno mai a fare il loro dovere verso di noi. Temo che siamo noi che offriamo agli altri l’occasione di comportarsi male. Anche se noi fossimo a bella posta negligenti come siamo... il che non è... anche se fosse nostro piacere e nostro gusto d’essere così... il che non è, io son persuaso che non avremmo alcun diritto di continuare nello stesso sistema. La nostra è una vera e propria corruzione di quanti ci avvicinano. Noi siamo costretti a creder così. Non posso fare a meno dal crederci, Dora. È un pensiero dal quale non posso liberarmi e che mi tormenta molto. Ecco, cara, questo è tutto. Su, ora; non far la sciocca.
Per parecchio tempo, Dora non volle permettermi di allontanarle il fazzoletto dal viso. Continuò a singhiozzare, mormorando dietro il sottile tessuto, che se mi sentivo tormentato, perché m’ero ammogliato? Perché non avevo detto, anche alla vigilia d’andare in chiesa, che mi sarei sentito tormentato, e che era bene non andarci? Se non potevo sopportarla, perché non la rimandavo dalle sue zie a Putney, o presso Giulia Mills nelle Indie? Giulia sarebbe stata lieta di rivederla, e non l’avrebbe paragonata a un servitore deportato. Giulia non le aveva mai detto nulla di simile. Insomma, Dora si mostrò così angosciata, e angosciò tanto me in quello stato, che compresi ch’era inutile ripetere quel tentativo, per quanta dolcezza potessi impiegarvi, e che dovevo ricorrere a qualche altro metodo.
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