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      A quale altro metodo si poteva ricorrere?
      «Formarle lo spirito?» Era una frase che sonava e prometteva bene, e risolsi di formare lo spirito di Dora.
      Cominciai immediatamente. Quando vedevo Dora comportarsi da bambina, e avrei avuto una voglia matta di secondarla, tentavo d’esser serio – e finivo con lo sconcertare lei e me. Le parlavo dei soggetti che m’occupavano la mente; e le lessi Shakespeare... e la stancai fino all’ultimo grado. Mi avvezzai a darle, così come per caso, frammenti di utili nozioni o di salda dottrina – e non appena avevo finito, ella se n’andava come se le avessi proposto dei rompicapi. Avevo un bel cercare d’aver l’aria più naturale del mondo nell’atto che mi sforzavo di formar lo spirito di mia moglie: non potevo non accorgermi che l’istinto l’avvertiva delle mie intenzioni, e ch’ella si sentiva a disagio. Per esempio, era più che evidente che ella giudicava Shakespeare terribilmente noioso. Lo spirito si formava con grande lentezza.
      In questa impresa mi servii anche di Traddles, a sua insaputa. Tutte le volte ch’egli veniva a farci una visita, sparavo su lui tutte le mie cartucce, in verità tenendo di mira Dora. La somma di saggezza pratica che io versai su Traddles in quella maniera fu immensa, e della migliore qualità; ma su Dora non aveva altro effetto che di deprimerla, e di farla sempre più nervosa, nel timore che poi quelle specie di paternali sarebbero toccate a lei. Io facevo la parte d’un maestro di scuola, di una trappola, d’un trabocchetto; ero diventato il ragno della mosca di Dora, sempre pronto dal fondo della tela a balzar su di lei, con suo gran turbamento.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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