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      «Che il signor Traddles mi perdoni se entro in questi particolari, ma se non lo facessi, sarebbe difficile ch’egli potesse farsi anche la più debole idea della mia orribile condizione.
      «Posso ora avventurarmi a confidare al signor T. lo scopo della mia lettera? Permette egli che io m’affidi alla sua amichevole considerazione? Oh, sì, perché m’è ben noto il suo cuore!
      «L’acuto occhio dell’affetto non è facilmente bendato, quando si tratta di noi donne. Mio marito si accinge a venire a Londra. Benché egli, stamattina, prima di colazione, nascondesse cautamente la mano nello scrivere il cartello dell’indirizzo da attaccare alla valigetta bruna del tempo più felice, lo sguardo d’aquila dell’ansia coniugale scoperse d. r. a. distintamente tracciate. La destinazione della diligenza è Golden Cross. Posso osare di implorare fervidamente il signor T. di andare incontro al mio traviato marito, e di condurlo alla ragione? Posso osar di chiedere al signor T. di frapporsi tra mio marito e la sua famiglia disperata? Oh, no, che questo sarebbe troppo!
      «Se il signor Copperfield conserva ancora memoria d’una persona ignota alla fama, vuole il signor Traddles fargli pervenire i miei saluti e le mie preghiere? Ad ogni modo, egli avrà la benevolenza di «considerare questa comunicazione come rigorosamente confidenziale, e di non farvi alcuna allusione, neanche lontana, per nessuna ragione, in presenza di mio marito». Se il signor T. dovesse mai rispondere alla presente (ciò che mi sembra molto improbabile), una lettera diretta a M. E., Fermo Posta, Canterbury, avrà conseguenze meno penose che se fosse mandata direttamente a quella, che si sottoscrive, con estrema angoscia,


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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