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      Io ero familiare con ogni pietra di questo luogo. Se mi mostro debole, mi comprenderete e mi scuserete.
      – Siamo tutti andati innanzi nella vita da quel tempo, signor Micawber – dissi.
      – Signor Copperfield – rispose con amarezza il signor Micawber – quando io abitavo in quel ritiro, potevo guardare il mio simile in faccia, e fracassargli la testa, se mi avesse offeso. Il mio simile e io non siamo più in quelle gloriose condizioni.
      Stornando lo sguardo dall’edificio con aria abbattuta, prese il braccio che io gli porgevo da un lato e quello che gli porgeva Traddles dall’altro, e si mise a camminare in mezzo a noi.
      – Vi sono alcune pietre miliari – osservò il signor Micawber, voltandosi e guardando di sulla spalla con uno sguardo di desiderio – sulla strada che conduce alla tomba, che non si sarebbero, se il voto non fosse empio, mai dovute oltrepassare. Nella mia fortunosa carriera una di queste pietre miliari è la prigione di King’s Bench.
      – Oh, voi siete di cattivo umore, signor Micawber! – disse Traddles.
      – Sì, signore – soggiunse il signor Micawber.
      – Spero – disse Traddles – che non sia per aver contratto un’antipatia per la legge... perché anch’io, come sapete, sono legale.
      Il signor Micawber non rispose una parola. – Come sta il nostro amico Heep, signor Micawber? – dissi io, dopo un istante di silenzio.
      – Mio caro Copperfield – rispose il signor Micawber, come in un subito scoppio della sua eccitazione, e facendosi pallido – se mi chiedete notizie del mio principale come amico vostro, ne sono sinceramente addolorato; se me le chiedete come amico mio, io sardonicamente ne sorrido.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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