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      Il mio omaggio alla signorina Wickfield m’ha prodotto l’effetto d’una trafittura al cuore. Voi fareste molto meglio a lasciarmi errar sulla terra come un vagabondo. I vermi non aspetteranno a lungo per regolare il mio conto.
      Senza rispondere a questa invocazione, aspettammo che egli si rimettesse il fazzoletto in tasca, si assestasse il solino, e intonasse un’arietta, col cappello sulle ventitré, per ingannare i passanti che avessero potuto osservarlo. Gli dissi allora – non sapendo ciò che avrei perduto lasciandolo andare – che sarei stato felice di presentarlo a mia zia, se egli avesse voluto accompagnarci fino a Highgate, dove c’era un letto pronto per lui.
      – Ci farete un bicchiere del ponce che sapete far voi, signor Micawber – dissi – e in più piacevoli memorie, dimenticherete ciò che vi rattrista.
      – O se potrete trovare un sollievo confidandovi con gli amici, signor Micawber, vi confiderete con noi – disse prudentemente Traddles.
      – Signori – rispose il signor Micawber – fate di me ciò che volete! Io sono una festuca sulla superficie dell’abisso, e sono agitato in tutti i sensi dagli elefanti... scusatemi, volevo dire dagli elementi.
      Ci rimettemmo in cammino a braccetto; trovammo l’omnibus nel momento della partenza; e senza alcuna difficoltà arrivammo a Highgate. Ero molto impacciato e non sapevo che fare o che dire... e neppure Traddles poteva nulla, evidentemente. Il signor Micawber era immerso in una profonda tristezza. Di tanto in tanto faceva uno sforzo per rimettersi, e intonava qualche motivo d’arietta; ma tosto ridiventava triste, e si calcava il cappello sempre più da un lato, e si tirava il solino fino agli occhi.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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